Con le tecnologie cellulari di accesso alla rete è nato il concetto di “sito mobile” o “m-site” o “mobile site”. La mobilità si riferisce però non tanto al sito stesso ma alla possibilità che hanno gli utenti di accedevi ovunque.
Viene ribaltata così la prospettiva di mobilità ma in realtà il sito per definizione non si muove. Tecnicamente si tratta infatti di un grosso server collegato ad Internet e alla rete elettrica che rende accessibili informazioni e contenuti, ed è esattamente identico ad un server che ospita comuni siti internet.
Il concetto della possibilità di accesso da qualunque luogo non è nemmeno nuovo ma già conosciuto con l’introduzione di Internet.
Nella sua versione “base” il sito mobile non si differenzia in alcun modo da un sito considerato “fisso”. A livello di diritti quindi non dovrebbero esserci differenze di alcun tipo visto che non è possibile differenziarlo. Semplicemente i siti hanno ora diverse opzioni di impaginazione a seconda della tipologia del dispositivo e delle dimensioni dello schermo che vi accede.
I siti mobili possono però avere funzionalità aggiuntive che li caratterizzano: il loro accesso può essere limitato ai clienti di un operatore telefonico, il prezzo pagato per la navigazione può essere differente e ci possono essere delle funzionalità aggiuntive come ad esempio la possibilità di inviare e ricevere messaggi, effettuare micro-pagamenti con il credito telefonico, trasferire al sito la propria posizione rilevata dalla cella telefonica o dal satellite.
Queste facoltà aggiuntive, in alcuni casi riscontrabili anche sui normali siti internet, possono creare titolarità per una nuova e differente tipologia di sfruttamento del diritto d’autore? O semplicemente stiamo parlando di diritti di distribuzione di contenuti su internet?
Nel dubbio i produttori di contenuti hanno optato per la prima ipotesi creando il mito del sito che si muove…